Se si ferma la Russia finisce la guerra, se si ferma l’Ucraina finisce l’Ucraina.
Questa frase ad effetto viene ripetuta quasi come un mantra ogni qualvolta si evidenzia l’importanza di trovare al più presto una soluzione diplomatica al conflitto in atto.
Ma è davvero così?
No! Questa affermazione è assolutamente falsa sia in relazione agli eventi passati sia se riferita al presente.
Rispetto al passato, qualunque giudizio si abbia su cause e responsabilità, c’è un dato di fatto non contestabile: a partire dal 2014 è in atto in Ucraina una vera e propria guerra civile che vede contrapposti, per semplificare, ucraini dell’ovest ed ucraini dell’est. Questo scontro fratricida ha avuto come vittime principali le popolazioni delle regioni del Donbass. Per farsi un’idea oggettiva basta consultare il sito dell’OSCE, alle sezione Special Monitoring Mission to Ukraine, dove è possibile leggere i resoconti giornalieri dal 21 marzo 2014 al 31 marzo 2022.
Ma l’assunto è ancora più errato se si prende in considerazione il presente.
Quale sarebbe oggi, nelle condizioni date, il destino degli ucraini dei territori occupati se si ritirassero le truppe russe e si riconsegnassero quei territori all’esercito ucraino?
Una possibile risposta ci viene non solo dal recente passato ma anche dal cosiddetto piano per de-occupare la Crimea esposto sulla sua pagina Facebook da Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio di sicurezza di Kiev.
Ecco alcuni dei punti di cui si compone:
- limitazioni del diritto di elettorato attivo e passivo per quei cittadini che hanno collaborato con l’amministrazione occupante;
- responsabilità penale per i pubblici ufficiali che hanno continuato a svolgere la loro funzione dopo la dichiarazione di indipendenza della Crimea con conseguente impossibilità di lavorare in strutture pubbliche e perdita della pensione;
- estradizione dei sospettati di tradimento ed altri crimini di guerra;
- insegnanti e giornalisti che hanno collaborato con il nuovo governo saranno privati di libertà, titoli, pensioni e proprietà oltre che dell’onore e del rispetto;
- attuazione di un programma di piena de-russificazione dell’area.
Questo è il trattamento riservato a coloro che vivono in Crimea, ossia a quella parte di popolazione che, essendo stata annessa immediatamente alla Russia, non ha vissuto sulla propria pelle né gli otto anni di guerra civile né quella attualmente in corso.
Ora, immaginate per un attimo cosa potrebbe accadere invece a quei cittadini ucraini rimasti a vivere nel Donbass e che, dove possibile, stanno lentamente provando a riannodare le fila della quotidianità.
Quanti di loro sarebbero accusati di alto tradimento? Quale sarebbe il loro destino nell’Ucraina liberata?
Inoltre, ritirate le truppe occupanti, verrebbero improvvisamente meno le ragioni dello scontro interno al popolo ucraino o continuerebbe la guerra civile?
Chiunque non sia in malafede o accecato dalla retorica manichea della libera stampa nostrana, sa bene qual è la risposta a tali quesiti.
Se si vuole provare a fermare la guerra, esiste un’unica soluzione ossia la via diplomatica che salvaguardi tutti gli interessi in campo, a partire da quello del popolo ucraino largamente inteso, quindi anche i russofoni che ad oggi, è bene ricordarlo, sono coloro che hanno pagato il prezzo maggiore in termini di vite umane e distruzione.
Qual è il primo passo per l’avvio di un negoziato? L’immediato cessate il fuoco alle condizioni date ed il coinvolgimento di tutti gli attori in campo.
Sii il primo a commentare